Una rete di ascolto e di assistenza a sostegno dei detenuti della Casa circondariale di Grosseto con problemi legati all’alcol. È quanto prevede un progetto, partito a fine 2013 per il recupero delle persone in carcere e con dipendenza da alcol, che coinvolge la Asl 9 di Grosseto, la direzione della Casa circondariale, le associazioni Club alcologici territoriali (Acat) “Grosseto Green” e “Grosseto Nord”.
Il primo risultato di questo programma è stata proprio l’apertura, circa un anno fa, di un club alcologico territoriale “pilota” dentro alla struttura di via Saffi, chiamato “Speranza” dagli stessi detenuti che lo frequentano (6 in questo momento).
Oltre alla nascita del club alcologico, nel 2014, i detenuti sono stati seguiti dagli operatori dell’Unità funzionale “Dipendenze” Area grossetana della Asl 9; in particolare, un’assistente sociale e una psicologa che si sono occupate della prima fase di valutazione (su richiesta del detenuto stesso o su segnalazione degli operatori, cioè i sanitari o gli educatori che seguono la struttura) sui problemi legati alla dipendenza da alcool.
Quest’anno, l’11 e il 18 febbraio scorso, l’Acat “Grosseto Green” ha organizzato una scuola, cosiddetta di terzo modulo, rivolta all’intera comunità carceraria per una maggiore sensibilizzazione e informazione sui problemi legati all’abuso di alcol.
La scuola alcologica, condotta da un “servitore-insegnate” dell’Acat e alla quale hanno partecipato anche gli operatori dell’Unità funzionale “Dipendenze” e gli educatori della Casa Circondariale, ha prodotto buoni risultati, in particolare rispetto alla necessità di conoscere a fondo le problematiche alcolcorrelate, per prevenirle e combatterle.
Gli obiettivi più generali del progetto, infatti, sono orientati “a riconoscere subito i detenuti che manifestano problemi da dipendenza da alcol – spiegano gli operatori – attraverso l’incremento dell’attenzione di chi sta costantemente a contatto con loro; ad affinare gli strumenti di lavoro per la soluzione dei problemi alcolcorrelati; ad offrire una rete di assistenza e supporto al cambiamento e a nuovi stili di vita senza il consumo di bevande alcoliche, nonché a mantenere la continuità dell’assistenza per le persone che hanno già avviato un programma di recupero.
Proprio con questa finalità, gli operatori del volontariato e quelli delle istituzioni devono rappresentare il tramite tra la struttura carceraria e la realtà esterna del detenuto, in modo da prepararlo gradualmente alla scarcerazione, evitando recidive a breve e medio termine o ricadute facili nell’uso di alcol”.