LE DIFFERENZE TRA  TUTELA, CURATELA E AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

La tutela, la curatela e l’amministrazione di sostegno sono misure di protezione giuridica previste dalla legge per aiutare le persone con limitate capacità di autonomia (fisiche e/o mentali), favorendone la promozione e la tutela dei diritti, o i minori i cui genitori sono venuti a mancare o siano decaduti dall’esercizio della potestà genitoriale, per garantire loro rappresentanza legale e supporto educativo.

La tutela è un istituto di protezione giuridica che si apre a seguito di una sentenza di interdizione nei confronti della persona che si trova in condizione di abituale infermità di mente, tale da renderla incapace di provvedere ai propri interessi.  Ma solo quando ciò si rende necessario per assicurarle un’adeguata protezione. La tutela comporta la limitazione completa della capacità di agire: viene, quindi, nominato dal giudice tutelare un rappresentante legale (il tutore, appunto) con il compito di prendersi cura della persona, di rappresentarla in tutti gli atti civili e di verificare che ne vengano garantiti i diritti.

La curatela si apre a seguito di una sentenza di inabilitazione nei confronti della persona che si trova in condizioni di infermità di mente meno gravi di quelle che danno origine all’interdizione; espone sé o la propria famiglia a pregiudizi economici a causa di prodigalità, abuso di sostanze alcoliche e/o stupefacenti; è sordomuta o cieca fin dalla nascita e priva di idonea educazione. Comporta la conservazione della capacità di agire per gli atti di ordinaria amministrazione (atti di conservazione dei beni) mentre viene nominata una figura (il curatore), con il compito di assistere la persona per il compimento degli atti di straordinaria amministrazione (come la vendita o l’acquisto di beni).

L’amministrazione di sostegno, invece, si apre a seguito di un decreto del giudice tutelare nei confronti della persona che per effetto di un’infermità o di una menomazione fisica o psichica si trovi nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Nell’interesse della persona viene nominata una figura (l’ amministratore di sostegno) con il compito di assisterla e affiancarla mediante interventi di sostegno, che sono diversi da caso a casa e vengono definiti dal giudice nel decreto di nomina. 

A differenza della tutela e dalla curatela, quindi, l’amministrazione di sostegno si caratterizza per la flessibilità che permette al giudice di ritagliare un provvedimento su misura, stabilendo i compiti dell’amministratore in base alla situazione, alle necessità e alle capacità residue dell’individuo.  Inoltre l’amministrazione di sostegno mantiene la centralità del beneficiario, perché è della sue aspirazioni e volontà che l’amministratore deve sempre tenere conto per esercitare il proprio ruolo. 

La richiesta al giudice tutelare per un amministratore di sostegno può essere presentata dal coniuge, dai parenti fino al quarto grado, dal convivente, dai servizi sociali e dal beneficiario stesso. Questo rappresenta un’altra grande novità: la persona debole, per un’invalidità o in seguito a una menomazione, può richiedere un aiuto e un sostegno calibrato sulla base di specifiche necessità, che possono anche modificarsi nel tempo e che sono definite proprio nel decreto di nomina. 

 

PERCHE’ L’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO E’ UTILE: ALCUNI DATI SULLA POPOLAZIONE

Gli anziani

La provincia di Grosseto è la più “anziana” della Toscana e anche l’Area grossetana (quella che comprende i Comuni uniti nel Coeso: Grosseto, Castiglione della Pescaia, Roccastrada, Scansano, Civitella Paganico e Campagnatico) invecchia a un ritmo maggiore della media. Nella zona, infatti, risiedono quasi 110mila persone e, di queste, 25mila sono anziane.  Il dato è destinato a crescere: l’ISTAT stima che il 1 gennaio 2015 la popolazione ultra 64enne della provincia di Grosseto passerà da 55mila persone circa a oltre 59mila con un incremento del 6,4 per cento, mentre quella ultra 84enne passerà da più di 8mila unità a quasi 10mila con un incremento del 21 per cento. La popolazione tra i 50 e i 74 anni, invece, da 74mila circa a arriverà a 76mila con un aumento del 2,2 per cento. 

 

I non autosufficienti

Dal confronto tra le stime dell’Agenzia regionale di sanità (ARS) e i dati locali – raccolti da Società della Salute, Asl, Osservatorio provinciale per le politiche sociali -, si ipotizzano nella sola Area grossetana circa 3mila anziani non autosufficienti e 3mila 500 anziani fragili ad altissimo rischio non autosufficienza. 

Se rapportato all’intera provincia il dato è ancora più allarmante: il numero degli anziani fragili a rischio non autosufficienza si attesta intorno alle 8mila persone, mentre sono circa 4250 quelle non autosufficienti di cui 1800 gravi. 

 

I malati cronici 

Esistono una serie di patologie cronico-degenerative piuttosto diffuse tra gli anziani, come la bronco pneumopatia cronico ostruttiva (BPCO), il diabete, lo scompenso cardiaco, le malattie cardiovascolari e le

demenze. Per queste persone sarebbe importante imparare a “gestire” la propria malattia, diventando esperti delle pratiche utili per evitare scompensi: impedire la degenerazione di alcune patologie o il verificarsi di episodi particolarmente gravi  può ritardare, o persino evitare, il precipitare in una condizione di non autosufficienza. Per far questo i malati cronici devono essere assistiti a tutto tondo, sul piano sociale, familiare, socio assistenziale e sanitario e un soggetto che coordini le diverse attività e segua la persona fragile nel suo percorso potrebbe facilitare il compito dei servizi sociali e sanitari.

 

Le persone disabili 

Nell’Area grossetana sono circa 1700 le persone disabili di età compresa fino a 64 anni – con handicap accertato dall’apposita commissione – di cui poco più della metà in condizione di gravità. A livello provinciale, invece, si stima che vivano oltre 3mila soggetti disabili di età compresa tra 0 e 64 anni. 

 

Le famiglie

Negli ultimi anni, infatti, si è assistito a un progressivo assottigliamento della famiglia con un aumento significativo dei nuclei unipersonali, la  maggior parte dei quali è costituito da anziani soli: nell’Area grossetana vivono circa 49mila famiglie, composte da una media di 2,2 componenti. Sono cresciuti i nuclei monogenitoriali che sono, a oggi, almeno 4mila 300, e le famiglie uni personali, che sono circa 17mila ovvero il 35% del totale. Questo quadro sociale sociale che si inserisce in un contesto economico piuttosto complicato: nel Grossetano il reddito – da lavoro e pensioni – è inferiore alla media regionale e questo elemento si sta aggravando con l’attuale crisi economica. 

 

Alcune considerazioni

I dati portano a riflettere sulla capacità della società di assistere e sostenere una cospicua fetta della popolazione, che potrebbe non essere perfettamente in grado di curare da sola i propri interessi, e potrebbe, quindi, avere bisogno di una “guida” e di un sostegno. La figura dell’amministratore di sostegno può quindi diventare un valido supporto per questa fascia di persone – in particolare anziani e disabili – che può consentire loro di mantenere in parte la propria autonomia e, allo stesso tempo, usufruire di un sostegno quando necessario per sbrigare alcune pratiche, prendere decisioni, amministrare il proprio patrimonio.

Il mantenimento della propria indipendenza e capacità di decisione è un importante elemento di affermazione personale, che può, insieme ad altri fattori, allontanare o ritardare in alcuni soggetti fragili il passaggio da auto a non autosufficienza. 

In questo quadro l’amministratore di sostegno diventa anche un importante punto di riferimento per le istituzioni. Spesso, infatti, i servizi sociali e sanitari si trovano a dover intervenire in situazioni in cui la capacità di autogovernarsi dell’assistito o del paziente non è più perfetta, ma, allo stesso tempo, non si sono ravvisate le condizioni per richiedere un’interdizione o un’inabilità.

Riuscire a formare e assistere alcuni amministratori di sostegno – volontari di associazioni, praticanti avvocati, studenti, ecc.. – che si facciano carico di sostenere queste persone nel loro percorso per il mantenimento dell’autonomia significa semplificazione di procedure e tempi. Serve, inoltre, ad alleviare il compito dei molti amministratori – i sindaci, in primis – che, spesso, in mancanza di una rete parentale o amicale disposta ad accogliere la nomina del giudice e assumersi il compito di accompagnare la persona fragile nel suo percorso di vita autonomo, diventano amministratori di sostegno di loro concittadini.