Martedì 31 maggio si celebra la Giornata mondiale senza tabacco, un’iniziativa lanciata nel 1988 dall’Organizzazione mondiale della sanità per invitare le persone a smettere di fumare. Il fumo, infatti, rappresenta una minaccia alla salute degli individui che determina anche pesanti costi sociali.
“Giornate come questa nascono con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e si inseriscono in una serie di altre iniziative realizzate da soggetti pubblici sugli stili di vita sani”, dice Tania Barbi, direttrice del Coeso Società della Salute. “Come quelle che da anni mette in campo la Società della salute e che sono pensate per diffondere consapevolezza non solo sui comportamenti ormai definiti da tutti dannosi, come l’abitudine al fumo o l’uso di sostanze nocive, ma anche su altre questioni che possono fare la differenza sullo stato di salute”. Come la corretta alimentazione, ad esempio, o la promozione dell’attività fisica o, ancora, il contrasto alla dipendenza da gioco d’azzardo o da social media, ad esempio.
“Operiamo nelle scuole, perché è da bambini e ragazzi che si gettano le basi per gli stili di vita corretti – spiega Barbi -, ma informiamo anche fasce più adulte della cittadinanza”. Sono stati realizzati e sono disponibili sul canale YouTube del Coeso SdS degli spot e cortometraggi, come ad esempio i “Corti della Salute”; sono state promosse pubblicazioni e campagne informative specifiche.
A questo si aggiunge il progetto nelle scuole superiori del territorio “Giovani, alcol e stili di vita”, che pur avendo un focus sul consumo di alcol di fatto, tocca vari aspetti della vita quotidiana, tra cui la dipendenza digitale e sono stati condotti progetti specifici di contrasto al gioco d’azzardo, una dipendenza spesso socialmente accettata, ma che ha esiti dannosi per chi la vive e per la rete familiare, tanto che sul gioco d’azzardo è stato istituito un osservatorio permanente volto ad analizzare la diffusione nei venti comuni dell’area socio sanitaria, per poter eseguire azioni mirate. “Si sta lavorando inoltre – conclude Tania Barbi – all’istituzione di una Fondazione per gli stili di vita sani: un soggetto, composto da una parte pubblica e da partner privati, che possa lavorare specificamente su questi temi, creando proprio una rete capillare di interventi: perché solo in questo modo, lavorando come comunità, si possono ottenere risultati per rendere i cittadini più consapevoli e più sani”.